Negare l’evidenza

Ma davvero, c’è ancora chi crede che il clima non stia davvero cambiando? Sì. E c’è anche chi investe, lavora e spera, affinché questa opinione diventi una verità diffusa.

Negazionismo climatico e opposizione alle politiche energetiche verdi saranno al centro dei programmi di molti partiti di destra nelle elezioni europee del 2024. Non era certo prevedibile, prima della pandemia e della guerra in Ucraina, che l’UE rallentasse il suo cammino da apripista dell’abbandono dei fossili

Mario Agostinelli, presidente dell’Associazione Laudato sì.

Il percorso della decarbonizzazione sta incontrando ostacoli non previsti e, non tanto per la scontata ostilità delle “Big Oil”, quanto per la presa di distanza di forze di destra emergenti, che si caratterizzano, oltre che per l’arretramento sul fronte sociale, anche per un comportamento negazionista riguardo al cambiamento climatico. La loro è, in particolare, una dichiarata resistenza contro la mobilità elettrica e la penetrazione inarrestabile delle rinnovabili nel mix energetico di nazioni in cui cresce la loro rappresentanza.

Così, grazie all’azione di queste lobby, il cambiamento climatico è diventato gradualmente un’opinione politica, a prescindere totalmente dai risultati scientifici. Numerosi studi collegano il negazionismo sui cambiamenti climatici ad eletti ed elettori di partiti populisti di destra. Considerando la loro percezione, il “verde” (inteso come green economy) è il nuovo “rosso”. Ovvero, una sorta di evoluzione moderna della minaccia socialista all’attuale sistema economico. Goetz Kubitschek, ideologo neonazista e uno dei maggiori protagonisti della nuova cultura nazionalista e identitaria, trait d’union tra l’Afd e i movimenti giovanili neonazisti come gli Identitari e che alimenta i successi crescenti dell’Alternative für Deutschland (AfD), si spinge addirittura a definire gli ambientalisti un “nemico antropologico”, da contrastare “concettualmente”.

Dopo due leader del negazionismo, come Trump (uno dei suoi “famosi” tweet: «Il riscaldamento globale è una bufala») e Bolsonaro, che hanno negato la pericolosità dell’emergenza climatica, rallentando di fatto la transizione ecologico-ambientale, ora la maggior parte dell’attenzione è rivolta verso la Vecchia Europa, riferimento negli ultimi trent’anni per le politiche ambientali, i cui equilibri – dopo le elezioni europee del 2024 – influenzeranno fortemente le politiche climatiche, ambientali e sociali di questo decennio.

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