Mobility Manager Dixit

Alla 23a conferenza nazionale sulla Mobilità Sostenibile, tenutasi a Parma lo scorso 30 novembre nell’ambito di Moby Dixit, ho avuto l’occasione di intervenire al talk dedicato ai Mobility Manager, raccontando quelle che a mio parere sono oggi le difficoltà con le quali prevalentemente si misura chi ricopre questo ruolo nelle aziende.

Nonostante gli innumerevoli sforzi profusi negli ultimi 25 anni (dalla pubblicazione del Decreto Ronchi del 1998, per intenderci), il ricorso agli spostamenti sostenibili è purtroppo ancora molto limitato. Anche chi si dimostra consapevole e responsabile rispetto a questo argomento rimane infatti travolto dai tempi e dalle esigenze di una società che oggi impone rapidità, velocità e multitasking.

Ad eccezione delle imprese il cui core business è direttamente connesso alla sostenibilità ambientale, nella maggior parte delle aziende italiane non facile promuovere con successo una cultura della mobilità sostenibile consapevole e diffusa, persino in quelle che dimostrano una elevata sensibilità alle tematiche ESG.

Il risultato è che il Mobility Manager oggi viene visto come un pioniere visionario che cerca di ribaltare le più radicate abitudini quotidiane, dettate da necessità che non possono essere modificate se non attraverso un sistema complesso di soluzioni strutturali che però escono dalla sua sfera di influenza o capacità di intervento.

In qualsiasi momento le misure e le soluzioni proposte o attivate dal Mobility Manager aziendale possono essere neutralizzate da condizioni ostative interne o impraticabilità esterne: è come un’onda improvvisa che in qualsiasi momento può abbattersi e travolgere il suo lavoro.

Ma il Mobility Manager si rialza sempre e rimette in carreggiata il suo mezzo sostenibile, perché la motivazione che lo spinge nel suo lavoro è la passione!

Le difficoltà esterne

Quando il Mobility Manager individua una misura che richiede un intervento esterno, come per esempio la realizzazione di un percorso ciclabile oppure la collocazione o sistemazione di una fermata del trasporto pubblico, rischia di imbattersi in un ginepraio di ostacoli: l’ente proprietario della strada, il soggetto che individua le fermate, quello titolare dell’illuminazione e l’operatore che eroga il servizio.

Su questo fronte un ruolo determinante lo gioca il Mobility Manager di Area, figura individuata dal Comune del territorio di competenza che può supportare e sostenere lo sblocco dei rimpalli tra enti pubblici e ricondurre questa attività a una visione di insieme, in una logica di network.

Le difficoltà interne

Ma anche quando il Mobility Manager si rivolge all’interno della propria organizzazione non è detto che le cose funzionino meglio. Infatti, anche ammesso che la Direzione Aziendale sostenga e dichiari la volontà di perseguire gli obiettivi di sostenibilità, gli interventi proposti sono spesso vissuti dai vari dipartimenti come interferenze e/o richieste non prioritarie perché non riguardano il core business della società.

In pratica, dove il Mobility Manager vede una soluzione:

  • Finance & Accounting vede un aumento di spesa o problemi di natura fiscale;
  • Human Capital vede un maggior effort nella gestione delle buste paga e sovrapposizioni sui fringe benefits;
  • Purchasing Department vede un interferenze sulla progettazione di parcheggi, sicurezza e viabilità interne e sulle politiche di accessibilità e collocazione dei servizi;
  • Marketing & Communication vede una sovrapposizione sulle survey rivolte al pubblico interno ed interferenze sulla comunicazione interna.

Si tratta di dinamiche naturali che però derivano da una ancora scarsa percezione della rilevanza di questi temi. Per superare tutti questi ostacoli occorre dunque pazienza, resilienza, passione e capacità di lavorare per costruirsi una reputazione aziendale:

  • verso i centri decisionali, avanzando proposte che tengano in considerazione le prassi e le procedure delle varie funzioni aziendali;
  • tra i colleghi, per coinvolgerli attivamente ed ottenere risultati tangibili che consentono di ricevere dai dipartimenti interni quella attenzione e disponibilità verso le iniziative messe in campo.

Incentivazione

Ma c’è un’altra per cui oggi il Mobility Manager aziendale deve sgomitare così tanto per implementare le misure di mobilità sostenibile. Per le aziende oggi non è conveniente occuparsene: qualsiasi azione implementata per migliorare la mobilità delle persone rappresenta un investimento che non solo non ha un ritorno immediato per l’impresa, ma non garantisce nemmeno la certezza di ottenere effettivamente un qualche ritorno. Considerata la complessità del contesto, fino a che le soluzioni non vengono attuate, non è possibile misurarne l’efficacia.

Ad oggi la norma che impone l’adozione dei PSCL non prevede sanzioni per chi disattende l’obbligo, Solamente le certificazioni ambientali rappresentano un incentivo per redigere questo documento: tuttavia esse si limitano solo a verificare la presenza o meno del piano, ma non ne valutano l’efficacia che esula dal loro ambito normativo.

Se venissero introdotte sanzioni per chi non adotta il PSCL e al contempo previste forme di deducibilità fiscali (certamente più efficaci dei contributi comunali, talvolta quasi simbolici) sia per le aziende che per i dipendenti che aderiscono ai programmi in modo certificato, allora gli spostamenti sostenibili sarebbero maggiormente diffusi e soprattutto misurati.

Network

La mobilità delle persone coinvolge tutti i soggetti che popolano ed utilizzano una città. E’ evidente che qualsiasi azione diventa inefficace in un contesto nel quale ogni soggetto realizza in modo scollegato misure e soluzioni che in qualsiasi momento posso essere vanificate da cambiamenti infrastrutturali non previsti o non conosciuti.

Per esempio, un’azienda potrebbe investire risorse per favorire l’utilizzo del trasporto pubblico, ma deve avere garanzie del fatto che il servizio non verrà poi modificato in modo incompatibile con i propri orari. Chi decide di incentivare il bike2work deve avere certezza che i percorsi individuati non vengano poi interrotti da lavori pubblici a lungo termine dei quali magari non era a conoscenza.

Per questa ragione è importante la costruzione di un network tra l’ente municipale ed i Mobility Manager dell’area. Una rete attraverso la quale condividere, informazioni, modelli di comunicazione, proposte e misure già attuate e nuove idee, allo scopo di ricondurre le varie progettualità all’interno di un programma consapevole di area vasta ed offrire un data-base sempre aggiornato di proposte, soluzioni e risultati. L’idea di un Mobility Manager non attuabile presso la propria azienda può essere raccolta da un’altra società o addirittura essere condivisa all’interno del network per per essere implementata su scala più ampia.

Ad esempio, per quanto riguarda il car-pooling ha poco senso che ogni azienda scelga una propria applicazione per poi coinvolgere solo 8-10 persone in 3-4 equipaggi. Ha invece più senso che più aziende collocate in una stessa area condividano uno stesso strumento per arrivare a coinvolgere 50-60 persone in 15-20 equipaggi, offrendo anche l’opportunità di spostamenti in car-pooling tra dipendenti di società diverse. Occorre individuare soluzioni che sfruttino l’economia di scala e questo si può fare solamente attraverso un network efficace.

Gamification & Engagement

Una delle principale leve per modificare il comportamento delle persone è quello di portarli a bordo attraverso meccanismi di gamification. La naturale propensione alla competizione tra le persone può essere sfruttata per ottenere una rapida diffusione delle buone pratiche tra coloro che hanno materialmente la possibilità di attuarle e rappresentare uno stimolo per “portare a bordo” tutti gli altri.

Tuttavia l’attuazione di un solido progetto di gamification non è affatto semplice ed è costellata di ostacoli normativi, soprattutto per quanto riguarda le soluzioni di rewarding che si sovrappongono spesso con i cosiddetti fringe-benefits.

Come per qualsiasi altra azione sulla mobilità sostenibile, una soluzione diventa tanto più efficace quanto più ampia è la popolazione alla quale può essere rivolta. Per questa ragione il progetto di gamification ideale è quello promosso ad un livello distrettuale o comunale dal servizio di Mobilità del Comune di riferimento che potrebbe offrirlo:

  • verso qualsiasi cittadino, inteso come persona che si muove nella città;
  • verso le aziende (tramite i Mobility Manager) che potrebbero ingaggiare in modo competitivo ed efficace i propri collaboratori.

Quella che immagino è una piattaforma di gamification integrata che assegna uno score per:

  • gli spostamenti sostenibili svolti attraverso i servizi pubblici;
  • gli spostamenti sostenibili effettuati con mezzi privati (bike2work, carpooling);
  • la partecipazione a iniziative del Comune (indagini, sperimentazioni, programmi).

E’ indispensabile prevedere premialità coerenti (ad esempio buoni tpl, servizi sharing, buoni acquisto accessori e-bike) e pubblicizzare sempre i risultati, per ingaggiare altre persone.

Ovviamente una piattaforma di questo genere potrebbe proporre anche sfide tra gruppi di vari livelli e dimensioni (ad esempio, classi nelle scuole, reparti tra le aziende).

Per una iniziativa di questa portata la collaborazione delle aziende è indispensabile e richiede quindi l’attivazione di un solido network tra i Mobilty Manager, ma al contempo essa consentirebbe di rafforzare il network ed aumentarne sia la portata che l’efficacia.

Mobility Digital Hub

La Mobilità Sostenibile è strettamente correlata allo sviluppo delle smartcities ed alla digitalizzazione dei servizi. Il vero modello di Maas (Mobility as a Service) prevede di superare la miriade di applicazioni disperse sui dispositivi degli utilizzatori. Per garantire la massima efficacia, i servizi di mobilità pubblici e privati devono essere integrati.

Occorre disporre di un unico Mobility Digital Hub che si faccia carico di centralizzare l’accesso ai servizi garantendo così un unico punto di registrazione, di accesso e di rendicontazione.

Stiamo parlando di un unico sportello virtuale per:

  • il riconoscimento degli utenti;
  • l’inserimento e l’aggiornamento dei dati anagrafici;
  • la gestione dei metodi di pagamento;
  • l’acquisto dei vari servizi;
  • la rendicontazione degli spostamenti sostenibili effettuati.

Questo hub della mobilità potrebbe misurare gli spostamenti sostenibili dell’utente ed offrire in base a questi opportune premialità sottoforma di voucher per acquisto di servizi e titoli di viaggio oppure forme di cashback da riutilizzare per nuovi spostamenti sostenibili, stabilendo così una ulteriore opportunità di connessione con i meccanismi di engagement e gamification proposti ai cittadini per favorire il cambio di paradigma.

Conclusioni

Stiamo entrando in una fase nella quale il grande pubblico è ormai bombardato di termini quali “sostenibilità” e “mobilità sostenibile“, al punto che potrebbe anche generarsi anche una crisi di rigetto o quantomeno una assuefazione.

E’ arrivato quindi il momento di fare uno scatto in avanti per sostenere coloro che pur non attuando cambiamenti significativi sul loro modo di spostarsi, avvertono un “senso di colpa” nell’utilizzare l’autovettura personale.

In questo momento stiamo attraversando l’abisso che separa gli early adopters dalla early majority, ma per far salire a bordo questo gruppo consistente di persone propense al cambiamento occorre supportarli con una adeguata offerta di servizi, soluzioni e incentivi.

E l’unico modo per fare questo salto è quello di “fare network“… e sostenere sempre il Mobility Manager quando deve riportare in strada la sua bicicletta ogni volta che cade.


Social sharing: