Antropologia della ciclabilità urbana

Le città e i luoghi, oltre ai loro aspetti fissi e statici, sono definiti anche dal loro movimento. Un approccio alle mobilità significa che non possiamo capire persone, cose e idee solo radicate in luoghi specifici; dobbiamo anche prestare attenzione alle esperienze in movimento, ai flussi e alle reti che collegano gli esseri umani tra loro e con i non umani.

Questo nuovo paradigma ha portato sociologia e discipline umanistiche a prestare attenzione alla pratica mobile, compresa la ciclabilità. I primi studi antropologici hanno evidenziato che il ciclismo urbana urbano non è solo un movimento fisico da A a B, ma è anche una pratica culturale, sociale e politica influenzata dall’esperienze vissute.

Viaggiare in auto, utilizzare i trasporti pubblici, camminare e pedalare sembrano offrire livelli radicalmente diversi di potenziale di interazione, specialmente con persone al di fuori del proprio network sociale e con l’ambiente fisico. L’esperienza vissuta del ciclismo è un fenomeno complesso e sfaccettato che coinvolge aspetti fisici ed emotivi.

Tra i metodi di studio emergenti, sembra che l’auto-etnografia abbia più potenziale per comprendere le esperienze in movimento. Si tratta di un approccio etnografico interpretativo che cerca di descrivere l’esperienza personale per comprendere l’esperienza culturale. Le storie personali sono il nucleo principale e raccontare storie è il modo migliore per capire le esperienze soggettive del ricercatore che forniscono un modo utile di conoscere le esperienze culturali collettive.

Il punto di vista antropologico e l’applicazione della metodologia etnografica possono fornire preziosi spunti sulle dimensioni culturali, sociali, politiche ed emotive del ciclismo in vari contesti urbani. L’auto-etnografia può offrire una descrizione dettagliata dell’esperienza vissuta del ricercatore e collegarla a diverse dimensioni della pratica ciclistica.

Gli auto-etnografi del ciclismo descrivono le loro esperienze personali che esplorano i profondi strati dell’esperienza vissuta soggettiva e intersoggettiva legata alla specifica cultura ciclistica:

  • Spazio vissuto;
  • Corpo vissuto;
  • Tempo vissuto;
  • Relazioni umane.

L’interpretazione di questi mondi può fornire una comprensione più profonda dell’esperienza vissuta del ciclismo in vari contesti urbani. Queste dimensioni possono essere utilizzate come agenda di ricerca per studi futuri con l’obiettivo di comprendere l’esperienza vissuta del ciclismo dalla prospettiva dell’antropologia urbana.

Spazio vissuto

Il modo in cui percepiamo lo spazio è una questione impegnativa nelle esperienze quotidiane di mobilità. Guidare una bicicletta è una forma di resistenza spaziale che richiede la richiesta di spazio in una distribuzione diseguale dello spazio. Nella maggior parte delle città, gli spazi pubblici si presentano come uno spazio contestato per i ciclisti urbani.

Corpo vissuto

Il ciclismo è legato alle risorse corporee. Il corpo è il principale strumento attraverso il quale i ciclisti si muovono, esplorano e sperimentano l’ambiente circostante. Durante il viaggio, il mio corpo è il fulcro del mondo e sviluppa la mia conoscenza spaziale vissuta.

Tempo vissuto

Il ciclismo ha il suo ritmo ciclico unico, a seconda del nostro genere, delle nostre capacità fisiche e del tipo di bicicletta, che si integra con il polso e il ritmo della città e crea un’esperienza unica all’interno degli spazi urbani.

Relazioni umane

Essere e interagire con gli altri è il fondamento della vita quotidiana. Il ciclismo ha una pluralità di significati ed è influenzato da una miriade di dinamiche sociali. È un processo sociale che estende le relazioni sociali attraverso aspetti degli spazi urbani all’interno di un contesto specifico che migliora gli ambienti sociali.

Social sharing: