The Incinerators

La Global Alliance for Incinerator Alternatives, che misura le performance ambientali di diverse tecnologie ambientali, calcola da tre a cinque volte il risparmio di energia realizzabile attraverso strategie sostenibili nella gestione dei rifiuti come prevenzione, riuso, riciclo e compostaggio rispetto all’incenerimento.

Per esempio l’incenerimento di una tonnellata di carta può generare circa 8.200 megajoule di energia mentre la stessa quantità riciclata può generare un risparmio totale di 35.200 megajoule (come dimostra il grafico qui sotto).

Gli inceneritori sono «sporchi e costosi». È chiara e precisa la definizione che l’Institute for Local Self-Reliance – ILSR (Istituto per l’Autosufficienza Locale), un’Organizzazione non governativa con sede a Washington DC, che, con la pubblicazione nello scorso dicembre del rapporto “Waste inceneration: a dirty secret in how states define renewable energy”, fa le pulci ai massivi contributi pubblici che vengono elargiti agli impianti che bruciano rifiuti.

La Ong statunitense, fondata nel 1974, è specializzata nello studio dello sviluppo delle comunità urbane senza dipendere da politiche di welfare ma realizzando soluzioni tecniche e intelligenti ai problemi, partendo dal recupero dei materiali, alla gestione efficiente dei rifiuti ed il compostaggio.

Il rapporto condanna gli stati che legalmente classificano l’incenerimento dei rifiuti come fonte “rinnovabile” nelle politiche di definizione degli obiettivi di sostenibilità energetica (Renewable Portfolio Standards – RPS) facendo un attento fact-checking su una tecnologia ormai obsoleta.

Negli Stati Uniti sono 76 gli inceneritori attivi che scambiano con la rete calore (5 impianti) ed elettricità (71). L’E.I.A. (Energy Information Administrationprevede che questi ultimi generino a piena capacità 2.3 gigawatt di elettricità, meno dell’1% della produzione federale totale. Il tutto attraverso impianti che, per la maggior parte sono stati realizzati tra gli anni ’70 e ’90 per rispondere all’espansione delle grandi città e alla crisi energetica dei primi anni ‘80.

Anche dal punto di vista economico «l’incenerimento dei rifiuti solidi è il metodo più costoso di smaltimento con costi crescenti conosciuti e non, che imporrebbero oneri sostanziali e irragionevoli sui bilanci statali e municipali al punto da compromettere l’interesse del pubblico», si legge nella legge di Rhode Island (Senato act. 92-S 2502), uno dei primi stati a vietare la realizzazione di nuovi inceneritori.

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