La (sedicente) Verità

Fra i tanti commenti che hanno seguito la cronaca della catastrofe in Emilia Romagna, sono circolate sui social network e su certa stampa propagandistica numerose affermazioni che avevano lo scopo di delegittimare la transizione all’elettrico che, lo ricordiamo, non deve mirare a sostituire ogni auto a motore endotermico con una elettrica, ma accompagnarci verso un futuro nel quale superare il concetto di auto personale che rimane parcheggiata il 90% della propria vita utile con quello di mobilità multimodale con propulsione pulita.

Ma davvero la mobilità elettrica sarebbe “insostenibile” in caso di alluvione? I dubbi sono più che legittimi, ma prima di prendere come “oro colato” le affermazioni di chi vuole solo delegittimare e rallentare il passaggio all’elettrico, converrebbe informarsi meglio, anche solo per evitare di fare la figura dei boccaloni….

Il motore elettrico in acqua

Prima di tutto, occorre sgombrare il campo da una delle dicerie più diffuse sulla presunta incompatibilità fra le auto elettriche e l’acquai veicoli a zero emissioni non sono pericolosi quando affrontano alcuni allagamenti. I pacchi batteria sono progettati per essere isolati e, a maggior ragione in caso di contatto con l’acqua, staccano l’alta tensione.

Il caso della Nissan che ha preso fuoco a Ravenna riguarda una vettura rimasta sott’acqua oltre il tempo sopportato dalle varie misure di sicurezza e danneggiata dalla stessa alluvione, facendo perdere parte dell’isolamento al pacco batteria.

D’altro canto è bene ricordare che un’auto benzina (o diesel), se entra acqua nel motore (o nell’elettronica che lo governa), si spegne.

Soccorso elettrico

C’è poi l’osservazione sui mezzi di soccorso che, secondo molti commentatori, se fossero stati elettrici sarebbero inutilizzabili. In questo caso è sufficiente un po’ di buon senso: per situazioni estreme occorrono mezzi di soccorso speciali, nel caso specifico anfibi o comunque con spiccate capacità di guado. Dunque è tutta una questione di specifiche tecniche: il giorno in cui le nostre forze di pronto intervento si doteranno di mezzi di soccorso elettrici, l’equipaggiamento sarà adeguato di conseguenza.

Quando la catastrofe assume un’estensione importante, il problema riguarda semmai la ricarica. Se non c’è corrente elettrica, le colonnine non funzionano, così come non funzionano le pompe di benzina. La differenza è che con un’auto termica basta una tanica per rifornirsi di benzina o gasolio (laddove il carburante sia disponibile), mentre per i veicoli elettrici servono sistemi di accumulo portatili che sono più pesanti, costosi e complicati da trasportare.

Le soluzioni arriveranno con l’evoluzione tecnologica e la diffusione di mezzi di soccorso dotati di accumulatori d’emergenza per la ricarica, che di fatto esistono già come servizio di soccorso a pagamento per gli automobilisti rimasti senza energia.

La transizione è graduale per definizione

L’elettrificazione della mobilità porta sicuramente tante incognite, complessità e sfide tecnologiche da affrontare. Ci vorranno anni. Anzi, oltre un decennio. Per questo si parla di “transizione“, che per definizione non è immediata.

Trarre conclusioni sulla base di scenari immaginari, in cui “tutti guidiamo un’auto elettrica da domani mattina“, non è solo irrealistico, ma anche fuorviante per fare qualsiasi ragionamento. E se non si ragiona, non si arriva lontano. Con o senza auto elettrica.

Social sharing: