L’automobile (non) rende liberi.

Il concetto hegeliano di libertà astratta contrapposto alla libertà concreta calza a pennello quando si parla delle contraddizioni della mobilità urbana basata principalmente sull’utilizzo dell’automobile di proprietà.

La libertà (astratta) di mobilità offerta dall’automobile, su cui si è basata l’espansione urbana degli ultimi 70 anni, può infatti portare alla sua negazione, nel momento in cui l’esercizio di massa di questa libertà determina la (concreta) prigionia degli automobilisti, nel traffico da loro stessi creato. Ma non solo.

L’esercizio di massa della libertà di spostarsi in automobile è in contrasto con altre forme di libertà, quali quelle di poter camminare o pedalare incolumi. E anche di respirare aria pulita, di non ammalarsi per l’inquinamento, di avere città vivibili, di non essere sovrastati dal rumore, di non patire le conseguenze del cambiamento climatico.

Che la libertà astratta di muoversi in automobile spesso si traduca in immobilità ci è stato messo davanti agli occhi dalla pandemia. L’immobilità causata dal confinamento si è infatti improvvisamente trasformata nella libertà di muoversi in una città senza traffico: in automobile o con gli autobus che potevano sfrecciare a velocità viste neanche ad agosto o, ancora, camminando o pedalando in tranquillità.

Ecco, dunque, l’ulteriore contraddizione di una mobilità basata prevalentemente sull’uso dell’auto: la libertà di spostarsi facilmente è possibile solo con le limitazioni a muoversi. Questi paradossi nascono dalla scarsità dello spazio urbano e dal fatto che nelle aree urbane da una certa dimensione in su, l’auto di proprietà è la modalità di trasporto spazialmente meno efficiente. Più si confida nella libertà offerta dall’auto privata, tanto più si espandono e si disperdono le città e le arterie di accesso al suo centro possono implodere sotto il peso del traffico.

Abbiamo bisogno che l’auto sia usata di meno, che si riduca la necessità del doverla usare a tutti i costi e tutti i giorni – per qualsiasi spostamento anche breve – che si creino le condizioni per far prendere in considerazione le alternative, se ce ne sono, oppure che queste alternative, che sono il trasporto pubblico e la mobilità attiva si creino, ove possibile, dove non ce ne sono. Abbiamo in sostanza bisogno di ridurre la dipendenza dall’auto, delle nostre vite e delle nostre città, dal doverla usare e dal doverla possedere.

La mobilità è infatti il risultato di scelte individuali (e familiari), ma all’interno di un sistema dato, che spesso vincola questa scelta.

Il punto allora è capire in che modo questo sistema possa essere modificato da scelte (sistemiche) che abbiano lo scopo di “svincolare” e ri-orientare le scelte individuali verso modalità più sostenibili, riducendo la “dipendenza” dall’auto.

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