La tecnica della sedia vuota può essere un buon strumento per lavorare sulla autocomprensione (ed anche autocompassione), tornando a situazioni lontane che oggi vediamo con occhi diversi. Occorre solo trovare uno spazio tranquillo (sedia, letto, etc) in cui far sedere una persona. Quella persona saremo noi, ma dovremo scegliere quella che era in un determinato tempo.
Voglio sedermi con il me che non andava d’accordo con sua madre? Il mio Io che ha fallito e non ha intrapreso la carriera che desiderava? L’Io che è rimasto in una relazione abusiva? Sceglieremo un’età specifica.
Una volta seduti, descriveremo quell’Io: tutto ciò che possiamo riportare dai nostri ricordi. L’acconciatura che portavamo, i vestiti che avremmo sicuramente indossato quel giorno della settimana, un capo molto caratteristico, occhiali diversi, la musica che ascoltavamo. Qualsiasi dettaglio utile per trasportarci in uno scenario che non potremo giudicare equamente perché più si allontana, meno lo capiamo.
L’esercizio è molto semplice: rivolgerci tutti i rimproveri del passato. “Come hai fatto a essere un tale idiota?”, “Ero inutile!”, “Ho meritato tutto quello che mi è successo”. Presentiamo tutti quegli aggettivi, quelle critiche, quelle affermazioni alla persona seduta di fronte a noi.
Lo scopo è recuperare dettagli che sono stati dimenticati per molto tempo. Riconnettersi con la persona del passato e con tutte le emozioni e circostanze di cui non teniamo conto perché ci siamo allontanati da quella situazione. L’autocompassione è ancora più importante della compassione esterna. Solo noi abbiamo le informazioni complete poiché siamo stati noi a vivere le diverse situazioni.
Riusciamo ancora a incolpare la ragazza che eravamo che non andava d’accordo con sua madre tenendo conto della solitudine che provava? Potremo ancora dire a quel ragazzo che è inutile perché ha portato avanti una relazione tossica considerando l’isolamento e la disperazione che provava quel mercoledì pomeriggio con i suoi jeans dopo essere tornato dall’università? Riusciremo a dire a quella persona che non merita nulla quando ha ricevuto solo rifiuto?
O forse inizieremo a capire senza giudicare, perché a chi ci giudicava era ignaro della carica emotiva dell’esperienza. La tecnica della sedia vuota può essere un buon inizio per sostituire il giudizio personale con l’autocompassione e accettare il “Sé” di diversi anni fa.