I costruttori di Ignoranza

L’ignoranza è forza” è uno dei capisaldi della società distopica descritta in “1984”. Ma questo slogan è diventato nei fatti anche una caratteristica diffusa del nostro Paese. Se da una parte vengono investite sempre meno risorse nell’istruzione, dall’altra assistiamo al proliferare della disinformazione, che attecchisce maggiormente in chi, privo di conoscenza e della capacità critica che ne deriva, finisce per abboccare a qualsiasi “verità assoluta” gli venga propinata da tutti quei sedicenti media che diffondono notizie e informazioni inesatte.

In Italia, nel 2021, abbiamo assistito a una battuta d’arresto sia per quanto riguarda il numero dei diplomati sia quello di chi ha conseguito un titolo terziario. Le recenti prove INVALSI hanno evidenziato che uno studente su due porta a termine il percorso scolastico senza le abilità di base. A questo scenario drammatico, si somma la riduzione delle risorse investite nell’istruzione; riduzione che non si arresta dal 2008. La perdita del ruolo di primo piano un tempo affidato all’istruzione e alla formazione dell’individuo, con la conseguente proliferazione dell’ignoranza, nel nostro Paese è una realtà con cui dobbiamo fare i conti.

La agnotologia (da agnosis, mancanza di conoscenza) è lo studio della perdita di conoscenza. Il termine è stato coniato nel 1995 da Robert Proctor, biologo e docente di Storia della Scienza all’Università di Stanford. Diversamente dalla gnoseologia e dall’epistemologia, che indagano come funziona l’acquisizione della conoscenza, l’agnotologia è la scienza che studia i processi sociali e i fenomeni culturali che ci conducono alla perdita del sapere.

Secondo Proctor stiamo vivendo “nell’età dell’oro dell’ignoranza”. I filosofi si sono sempre occupati della conoscenza, ma hanno trascurato l’ignoranza: che ha una sua storia e una sua geografia. Siamo circondati dall’ignoranza, che viene deliberatamente prodotta da potenti forze per lasciarci nel buio. Tra i casi di ignoranza prefabbricata, lo studioso statunitense cita le fake news e le inserzioni pubblicitarie che diffondono informazioni inesatte, manipolate o fuorvianti per soddisfare le esigenze del mercato.

Tra i “costruttori di ignoranza” ci sarebbero lobbies e industrie che diffondono dati falsificati per orientare gusti e desideri dei consumatori. Ma esiste anche a un certo tipo di propaganda politica, che mistifica la realtà e manipola i dati per ottenere consensi. Nel 2016 Donald Trump ha condotto attacchi diretti, personali contro gli avversari repubblicani e contro Hilary Clinton, facendo uso su larga scala dello strumento delle fake news.

Il web in molti casi è uno strumento dell’agnotologia. E’ il luogo dove i fautori della teoria del complotto instillano il terrore in chi prova a orientarsi nel caotico serbatoio dell’informazione, e della tanta disinformazione. La velocità di circolazione delle notizie sui social media diventa terreno fertile per negazionisti e complottisti che con la loro propaganda seminano panico, diffidenza e disinformazione tra coloro che mancano di un bagaglio di conoscenze solido e di strumenti per riconoscere e selezionare le fonti autorevoli.

Per attenuare gli effetti dell’ignoranza indotta è fondamentale il ruolo dei media che dovrebbero dare risalto a fatti comprovati da studi scientifici e a dati certi piuttosto che all’opinione del singolo, utile spesso solo ad accendere il dibattito sul web e capace di generare dubbi e disinformazione in lettori e utenti. 

Ciascuno di noi dovrebbe poi praticare un costante lavoro di vaglio critico delle notizie perché, essendo costantemente sommersi da input e informazioni contrastanti, se assorbissimo ogni cosa senza applicare un filtro ci ritroveremmo in balia della disinformazione e dell’ignoranza indotta.

Per questa ragione, quando ci si trova davanti a una notizia bisognerebbe applicare le tre regole citate da Proctor per stabilirne la credibilità: chiedersi quale sia la fonte, capire quale sia la reputazione di questa fonte e infine domandarsi se c’è qualcuno che può trarre vantaggio dalla diffusione della notizia. L’unica difesa dall’ignoranza è quella di investire del tempo nel selezionare ciò a cui dare credito piuttosto che accumulare informazioni senza sosta.

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