La realtà virale del falso

Se le bufale virali hanno minato il “vero”, la contraffazione di video e voci darà il definitivo colpo di grazia al “reale”? I social network confezionano un piccolo mondo personalizzato per ciascun utente, un feed che contiene notizie e personaggi che l’algoritmo ritiene possano piacerci.

La Brexit e la vittoria di Trump hanno accompagnato il dibattito sulla cosiddetta post-truth society, l’idea di una società in cui il concetto di verità condivisa – l’insieme di eventi e personaggi che tutti consideriamo esistenti, al di là delle nostre opinioni su di loro – è definitivamente scomparso.

O meglio, deformato per sempre: dai social network e dai loro algoritmi, per esempio, in grado di creare e rinforzare le filter bubble in cui un’emergenza politica può esistere o scomparire; un politico essere un eroe o un soggetto pericoloso per la Repubblica nel giro di poche ore, a volte minuti.

I social network, infatti, confezionano un piccolo mondo personalizzato per ciascun utente, un “feed” che contiene notizie e personaggi che l’algoritmo ritiene possano piacerci. Così, se abbiamo messo “mi piace” su una pagina di destra, per esempio, siti come Facebook tendono a mostrarci altri contenuti simili, favorendo, com’è successo nelle scorse elezioni, una deriva estremista.

Elemento essenziale di queste bolle sono le fake news (quelle che in italiano vengono anche chiamate bufale), qui aggiornate secondo i voleri dell’algoritmo, e quindi scritte per fare da esca a un certo pubblico. Nei social sono solitamente composte da un titolo forte e da un’immagine d’accompagnamento, che può anche essere falsa. Prendiamo per esempio questa foto di Hillary Clinton con un microfono addosso, subito diventata un piccolo scandalo circa un ipotetico “macchinario contro la tosse” atto a mascherare le sue pessime condizioni di salute durante la campagna elettorale.

In realtà il dispositivo era un semplice microfono, e in questo caso la bufala non ha nemmeno avuto bisogno di Photoshop per diffondersi: proviamo però a immaginare cosa potrebbe succedere nella prossima campagna elettorale, quando le paranoiche supposizioni dell’alt-right americana verranno perfezionate da nuove tecnologie.

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