La mente hackerata

Noi vediamo esattamente quello che ci aspettiamo di vedere. Mentre accadono cose là dove la nostra attenzione non riesce a cogliere eventi e cambiamenti.
Ciò significa che ognuno di noi agisce non tanto agli stimoli oggettivi provenienti dalla realtà stessa quanto in risposta a una serie di immagini mentali create da… qualcuno che lavora per noi. O contro di noi.

Siamo liberamente obbligati in molte delle nostre scelte quotidiane. Pensiamo in base a quello che già conosciamo, e ci illudiamo di essere liberi nel guidare noi il nostro pensiero. Ovvero, crediamo di essere liberi mentre l’hacker che è in noi sta obbligando le nostre decisioni, mettendo in relazione mente e realtà.
E il nostro modo di relazionarci con la realtà passa proprio di qui: non sempre lungo il sentiero più razionale, opportuno e lineare che si possa immaginare o volere, ma attraverso vie euristiche e bias, fallace percettive e distorsioni, pregiudizi e fallimenti sistematici del nostro modo di pensare. Spesso hackerati dall’esterno, sì (mercato, pubblicità, informazioni). Ma ancor più spesso da… noi stessi.

È la nostra mente che ci rende liberamente obbligati. Il nostro comportamento è esposto ai rischi di un hackeraggio mosso da noi stessi molto più spesso di quanto pensiamo.

Disponiamo tuttavia di 3 utili programmi che ci permettono di migliorare le nostre decisioni:
1) dubitare delle informazioni a disposizione e verificarle;
2) valorizzare gli errori, perché se la nostra mente è liberamente obbligata che lo sia nella più opportuna delle direzioni;
3) aprire non solo la nostra mente ma tutti gli scenari possibili che ci potremmo troveremo davanti.

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