Genius

Quelli che noi chiamiamo geni sono in realtà dei rivoluzionari, degli ambiziosi, persone estremamente curiose, ma soprattutto sono esseri umani che, come tutti, sognano qualcosa. Ma a differenza degli altri decidono di spendere la propria vita anche a costo di sacrificarla, per raggiungere quel sogno. E’ questo che racconta la serie Genius, realizzata da Ron Howard per National Geographic.

Genius vuole raccontare la storia personale delle menti brillanti che hanno caratterizzato e segnato la nostra esistenza e la loro influenza sulla Storia. La scelta antologica della serialità televisiva sembra l’ideale soluzione per l’unione di fini divulgativi e narrativi che caratterizzano questo obiettivo. La prima stagione della serie è dedicata a colui che più di tutti viene associato all’idea di genialità: Albert Einstein.

Ne esce un personaggio a tutto tondo ottimamente portato sul piccolo schermo da Johnny Flynn e Geoffrey Rush, che ne interpretano due momenti ben diversi della vita. La giovinezza, la grandissima ambizione, la curiosità sconfinata così come l’egoismo provocato dalla fame di sapere vengono incanalate con tale dinamicità ed energia da Flynn, controbilanciandosi alla perfezione con la combattività politica e il lento declino della mente, l’amarezza dei giorni passati e l’impotenza di fronte alla guerra, incarnate nel viso stanco di Rush.

Diversamente da quanto si poteva intuire dal pilot, diretto dallo stesso Ron Howard, il racconto non è intrecciato e caratterizzato dalla continua alternanza di giovinezza e anzianità, dalle due fasi e dai due volti, ma a partire dal secondo episodio assistiamo invece ad uno svolgimento più lineare con un più “normale” passaggio di consegne tra i due attori principali al settimo episodio. Uno svolgimento quindi più didascalico e quasi interamente cronologico, che si apre ai salti e gli incroci temporali solo per aprire piccole digressioni e introdurre personaggi secondari ma altrettanto famosi come Madame CurieMax PlanckCarl Jung).

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