Low Emission Zones

I criteri per entrare nelle Low Emission Zones (LEZ) sono determinati dall’autorità pubblica, in base all’età dei veicoli e alle specifiche tecniche. Come regola generale però, sono sempre vietati i motori più vecchi e le auto senza filtri antinquinamento. La logica dietro all’introduzione di questi vincoli sta nella volontà di diminuire le emissioni di polveri sottili (PM10, PM2.5), di ossidi di azoto (NOx) e gas ad effetto serra (CO2, in particolare).

Nonostante si profilino come politiche pubbliche a supporto della transizione verso energie pulite, le LEZ sono spesso dipinte come impopolari. In realtà, si tratta di un’affermazione smentita dalle esperienze locali. I cittadini, infatti, spesso sostengono le misure di limitazione al traffico nei propri quartieri. È il caso dell’estensione della ZTL dell’area C alla più grande area B a Milano. O la trasformazione del centro in “quasi pedonale” della città belga di Gand.

Allo stesso modo, in Francia, sono stati rieletti i sindaci di Parigi e Grenoble, Anne Hidalgo e Eric Piolle. La prima ha promesso, a termine, di mettere al bando le auto con motori termici. Il secondo ha puntato su bike sharing, generalizzato su tutto il territorio il limite di velocità di 30 km/h e ha creato “autostrade per biciclette” in pieno centro.

Nella primavera del 2019, Londra ha inaugurato una LEZ più rafforzata e restrittiva: la Ultra Low Emission Zone, o ULEZ. “Ultra” si traduce nella pratica in pesantissime sanzioni per veicoli non autorizzati non appena entrano nella zona. Eventuali auto immatricolate prima del 2006 (per GPL e metano) o del 2015 (per il diesel) devono pagare una tariffa giornaliera di circa quindici euro per accedervi.

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