I reazionari digitali

Giorgia Meloni, quando era all’opposizione, chiedeva a gran voce di velocizzare il Paese, perché “in Italia tutto è fermo”. Nell’ultimo decennio, a questo tema è stata affiancata il termine “digitalizzazione”, un antidoto per rendere meno farraginose queste lentezze. Sulla carta sono tutti d’accordo.

Ma adesso che la Destra governa il Paese, la parola “digitalizzazione” non solo è scomparsa, ma addirittura siamo arrivati al rallentamento della transizione da analogico a digitale, addirittura eliminando – o rischiando di perdere – quelle poche soluzioni digitali realizzate negli ultimi anni.

In pochi mesi, il Governo si è scagliato proprio contro gli strumenti utili a semplificare la vita del cittadino. Dopo la dichiarata guerra al Pos è seguita quella allo Spid e di recente è apparso il grottesco possibile stop alla ricetta medica elettronica, la cosiddetta prescrizione dematerializzata, che evita ai pazienti di recarsi fisicamente nello studio del proprio medico.

Questa misura era stata introdotta durante la fase più drammatica della pandemia di Covid-19 per evitare assembramenti, quando i medici di base erano oberati di lavoro ed affollare un ambiente al chiuso per ritirare una ricetta. ​​Era comunque già incomprensibile che questa semplificazione non fosse stata attuata prima, come molte altre (vedasi lo smart working), ma il solo pensare di rimuoverla è una follia anche per un governo dichiaratamente conservatore.

Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, ha dichiarato di voler “spegnere gradualmente lo Spid”, ovvero il Sistema Pubblico di Identità Digitale che permette di accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione online. Invece che puntare alla risoluzione delle problematiche ancora presenti su questo strumento, la prima idea è stata quella di rimuoverlo. Sì, perché esattamente come per il Pos, il Governo ha poi fatto marcia indietro.

L’impressione è che siamo di fronte a un governo schizofrenico che cerca di assecondare la quota di popolazione più resistente al progresso tecnologico – anche a causa di una mancata alfabetizzazione digitale – e si rende conto degli effetti controproducenti della stessa solo a seguito delle reazioni di esperti e opinione pubblica, facendo poi retromarcia, come qualunque dilettante allo sbaraglio.

Giorgia Meloni sfrutta abilmente i social network per curare e comunicare la sua immagine, ma guida una Destra che si presenta come una fune che ci lega al passato e ci impedisce di raggiungere la semplificazione del progresso, quelle novità che gli stessi cittadini abbracciano ma che la natura retrograda della macchina burocratica politica vive con impeto luddista, quasi a temere l’innovazione, il passo avanti.

Puoi dichiararti conservatore quanto vuoi, ma il Progresso (soprattutto quello tecnologico) è una cosa che non si può fermare, ma solo rallentare. Solo che così facendo si rallenta tutto il Paese.

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