Mobility as a Service

In un mondo sempre più connesso, dove beni, servizi e soprattutto dati vengono scambiati attraverso la rete, i grandi centri urbani si stanno trasformando in laboratori a cielo aperto. Sono le cosiddette “smart cities”, città intelligenti.

Secondo le Nazioni Unite circa il 55 per cento della popolazione mondiale già oggi vive in paesi e città, con un livello di urbanizzazione che si prevede possa raggiungere quasi il 70 per cento entro la metà del secolo. In questo contesto sarà fondamentale garantire un benessere diffuso e inclusivo, per poter fornire a tutti i cittadini modalità di trasporto intelligenti, un adeguato accesso a dati e servizi e una protezione dell’ambiente distribuita su tutto il territorio.

La transizione urbana verso la smart city non può prescindere da una rivoluzione della mobilità. I trasporti infatti sono responsabili di circa il 12 per cento delle emissioni di CO2 a livello globale. L’obiettivo principale è quello di ridurre i volumi di traffico, offrendo alternative più vantaggiose agli utenti, la smart mobility punta a fornire servizi senza soluzione di continuità, dal primo all’ultimo miglio, in maniera flessibile, integrata, on demand e conveniente.

Una parte fondamentale nel processo di evoluzione ce l’ha indubbiamente la “mobilità lenta”, che riguarda la bicicletta e i pedoni. Infatti sono aumentate del 22 per cento le piste ciclabili rispetto al 2014, mentre sono aumentate dell’8 per cento le aree pedonali. Ma è forse la mobilità condivisa la vera protagonista: il veicolo non è più una proprietà, ma si trasforma in servizio. E’ la nuova Mobility as a Service (MaaS), un nuovo modo di spostarsi che, al concetto di proprietà personale del mezzo, sostituisce il concetto di mobilità condivisa.

Secondo lo Smart City Index è Milano ad attestarsi come la prima città italiana per intensità di sharing mobility. Nel 2019 si contavano oltre 3mila auto in sharing con 6 operatori (di cui 3 elettrici), e 4.800 biciclette in sharing (+49 per cento rispetto al 2017). Prima ad introdurre un’area ad accesso limitato – l’Area C – e in seconda battuta l’Ultra Low Emission Zone o Area B, il capoluogo lombardo si è dimostrato in linea con le altre grandi metropoli europee e non, nel tentativo di riduzione del traffico veicolare e di conseguenza dell’inquinamento atmosferico. Non solo, ma il fiorire di servizi di condivisione di mezzi come auto e moto, il potenziamento del bike sharing, elettrico e non, e quello del trasporto pubblico – Milano è tra le città italiane con il maggior numero di autobus elettrici – hanno definitivamente cambiato il modo di spostarsi in città.

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