Attualità della critica Keynesiana

John Maynard Keynes sosteneva che nel secolo XIX il criterio del tornaconto finanziario, si era sviluppato fino a un livello stravagante, come test per valutare l’opportunità di intraprendere un’iniziativa di natura sia privata che pubblica. Oggi alcune delle sue critiche al capitalismo possono essere riconsiderate in chiave moderna. Le considerazioni di Keynes sulla tutela dei beni naturali e all’investimento sul futuro della Comunità, sono infatti presenti nei fondamenti delle Benefit Corporation, che si stanno diffondendo in questi anni.

Nel suo saggio del 1933, Autosufficienza economica, Keynes scriveva che nei decenni della rivoluzione industriale, invece di utilizzare l’immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, si crearono i bassifondi. La “città delle meraviglie” era considerata un atto di follia che avrebbe ipotecato il futuro. Ma nessuno può credere che l’edificazione di opere grandi e belle possa impoverire il futuro a meno che non sia ossessionato da false analogie tratte da un’astratta mentalità contabile. Eppure ancora oggi la Società è guidata da un sistema di contabilità finanziaria che mette in dubbio il «rendimento» di iniziative volte al benessere nel futuro. Dobbiamo rimanere poveri perché non rende essere ricchi.

La stessa regola autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni altro aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Probabilmente saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo. Londra è una delle città più ricche nella storia della civiltà, ma essa non si può permettere programmi più ambiziosi, alla portata dei propri cittadini, perché non rendono.

Il denaro così speso non solo sarebbe più opportuno di ogni sussidio di disoccupazione ma renderebbe inutile tale sussidio. Perché con quello che abbiamo speso in sussidi di disoccupazione dalla fine della guerra avremmo potuto rendere le nostre città le più grandi opere dell’uomo sulla faccia della terra.

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