Economia Ecologica

La profonda crisi economica innescata dal Covid-19 ci offre una grande opportunità per migliorare radicalmente la nostra economia e la nostra società, in modo da realizzare quel cambiamento strutturale che da decenni si vorrebbe raggiungere e al quale è stata dedicata tanta ricerca.

Per realizzare un cambiamento di tale portata, tuttavia, è necessario convincere gli esitanti – coloro che, prigionieri di vecchi slogan, sono ancora convinti che sia necessario stimolare la domanda affinché una crescita incessante del PIL possa garantire occupazione e benessere.

L’Economia Ecologica offre una prospettiva privilegiata per formulare indicazioni sia per gestire la pandemia sia per fronteggiare la crisi economica. In primo luogo, l’Economia Ecologica adotta il principio di precauzione sin dalla sua nascita, come nel 1989 ha scritto Bob Costanza nell’editoriale del primo numero della rivista Ecological Economics.

L’elevata incertezza che caratterizza le società contemporanee richiede, più che in passato, politiche che minimizzino il rischio collettivo. La rapida crescita e diffusione del Covid-19 avrebbe dovuto persuadere i decisori politici, e le persone in generale, circa l’importanza di adottare il suddetto principio di precauzione: se i governi avessero preso sul serio i primi segnali di allarme, l’epidemia non sarebbe diventata una pandemia e la crisi economica sarebbe stata molto meno grave.

Purtroppo, come è noto, il PIL non distingue tra beni economici ed esternalità negative. Questo è il motivo per cui gli economisti “ortodossi” dovrebbero essere i primi a chiedere di smettere di incentrare la narrazione sulla crescita del PIL – se solo volessero essere coerenti con il loro apparato teorico e con quello che insegnano. Ovviamente, alcuni economisti sollevano critiche all’attuale sistema che vanno molto più in profondità rispetto al problema dell’inefficienza allocativa. Tuttavia, sarebbe già un risultato importante se venisse meno la schizofrenia di molti economisti che propugnano la crescita incessante del PIL quando parlano come macroeconomisti, e che invece puntano il dito contro le inefficienze allocative quando parlano come microeconomisti. Nel reagire all’attuale retorica su come rilanciare l’economia, per promuovere una sana transizione verso un sistema socioeconomico meno insostenibile, riteniamo che sia anche utile convincere gli esitanti e gli scettici, convincerli del fatto che anche impiegando un punto di vista del tutto tradizionale, la crescita del PIL non necessariamente è desiderabile per la società.

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