Library of Things

In fondo abbiamo bisogno di utilizzare, non di possedere.

Leila, Biblioteca delle cose di Bologna

Dal 2015, sulla scia dei paradigmi di sharing economy, in Germania, Inghilterra, Olanda e Canada si sono diffuse le prime Libraries of things, biblioteche di oggetti in cui si offre la possibilità, per pochi euro o a un costo annuale d’iscrizione, di prendere e dare in prestito beni di utilizzo quotidiano.

Si possono trovare gli oggetti più disparati: frullatori, pompe da bicicletta, giochi da tavola, macchine per fare il pane, utensili da lavoro, decorazioni per feste, attrezzi per la casa, piccoli elettrodomestici o equipaggiamenti per lo sport e il campeggio. Inutile, quindi, acquistare un oggetto (ad esempio un trapano) che, subito dopo, non servirà più. Nelle biblioteche delle cose si prende in prestito l’attrezzo, lo si usa, lo si restituisce.

Da qualche anno, timidamente, Biblioteche delle Cose stanno nascendo anche in Italia. La prima è stata Leila, che è nata nel 2016, a Bologna. Oggi, quattro anni dopo, Leila è un vero e proprio sistema di biblioteche che si sviluppa lungo piccoli corner sparsi nella città. L’avvitatore sembra essere il prodotto più richiesto, ma anche il video proiettore rimane poco tempo sugli scaffali della biblioteca. Quasi duecento gli oggetti in prestito.

Gli utilizzatori sono soci dell’associazione Leila e versano 20 euro all’anno come quota associativa che contribuisce alle spese di gestione. A differenza di altre Biblioteche delle cose, qui quando una persona decide di utilizzare il servizio di “prestito”, deve mettere a disposizione anche un proprio oggetto. Se alla fine dell’anno cambia città o si accorge che possedere è più bello che condividere, si riprende il proprio oggetto senza problemi.

Se qualcosa si rompe accidentalmente, sono i soci che mettono dei fondi per ripararla: in questo modo ognuno è coinvolto e responsabilizzato nella cura degli oggetti altrui. E questo rafforza il senso di appartenenza alla comunità ed esalta la cultura della condivisione.

Questo progetto non genera solo vantaggi economici e ambientali. Anzi, forse il beneficio più grande è proprio quello socioculturale: Leila è uno strumento di coesione, oltre che una filosofia di vita.

In Europa le Biblioteche Leila come quella di Bologna sono in tutto 24. Nel 2017, ha aperto il secondo Leila in Italia: Leila Formigine, in provincia di Modena, nata grazie alla sinergia con il Comune. Leila, comunque, è un progetto open source. Tutti possono proporre il progetto nella propria città. Non ci sono vincoli particolari e si può contare sull’esperienza e sul sostegno di chi ha già attivato la propria biblioteca degli oggetti.

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