Mi disseto un momento e cominciamo subito

La Locomotiva non è una canzone politica, è una canzone che diventa politica. Nasce come un brano che ricorda la storia di Pietro Rigosi, un anarchico di fine ottocento. Una bella storia da raccontare che mi è capitata per caso tra le mani ma che non è mai stata presentata come una canzone politica. Ho sempre scritto canzoni esistenziali, mai politiche”.

Francesco Guccini, cantautore e scrittore

Cantautore (e poi anche scrittore), Francesco Guccini oggi compie 80 anni. Prima di diventare un artista di successo è stato docente di lingua italiana presso la sede bolognese dell’università americana “Dickinson College” e giovane giornalista per la “Gazzetta di Modena”.

Da “Folk beat n.1″ del 1967 a “L’ultima Thule” del 2012, sono sedici gli album registrati in studio dal cantautore, a cui si aggiungono otto dischi live, quattro raccolte e una carriera di esibizioni dal vivo che, in quarant’anni, ha toccato quasi quota cinquecento concerti.

Incontro”, “Eskimo”, “Bologna”, “Il Vecchio e il Bambino”, “L’avvelenata”, “Autogrill”, “Dio è morto”, sono solo alcuni dei successi di Guccini che hanno trovato interlocutori in tutte le generazioni: dai suoi coetanei, ai figli, fino ai nipoti, ciascuno alla ricerca di qualcosa di diverso, trovando nelle parole e nella musica dell’artista uno spazio proprio e privato.

E’ stato considerato a lungo il cantautore “politicizzato” per eccellenza, un giudizio che lo stesso Guccini ha sempre respinto, ma a cui hanno contribuito le risonanze che si sono sempre colte fra le parole delle sue canzoni e le vicende e le occasioni, storiche e politiche, di decenni cruciali della vita civile.

Testi come “La Locomotiva”, “Cirano”, la stessa “Auschwitz” o “Dio è morto” hanno sempre solleticato le corde di chi ha cercato di etichettare la produzione musicale di Guccini.

Canzone di notte N. 3

Esistenza, che stai qui di contrabbando, come un ladro sempre pronta per fuggire, ogni età chiude in sé i crismi dello sbando, sbaglio e intuire, coi suoi giochi di carambola e rimando, prendere e offrire, ma si muoia solo un po’ di quando in quando, ma sia poco a poco che si va a morire…

Ogni giorno è un altro giorno regalato, ogni notte è un buco nero da riempire, ma per quanto non l’ ho mai visto colmato, così per dire, resta solo l’ urlo solito gridato, tentare e agire, ma si pianga solo un po’ perchè è un peccato e si rida poi sul come andrà a finire…

Lo capisco se mi prendi per le mele, ma ci passo sopra, gioco e non mi arrendo, ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele, se posso prendo, quando perdo non sto lì a mandar giù fiele e non mi svendo e poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele e se dicono che vinco stan mentendo perchè…

quelle poche volte che busso a bastoni, mi rispondono con spade o con denari, la ragione diamo e il vincere ai coglioni, oppure ai bari, resteremo sempre a un punto dai campioni (tredici è pari), ma si perda perchè siam tre volte buoni e si vinca solo in sogni straordinari…

Ah, quei sogni, ah, quelle forze del destino che chi conta spingerebbe a rinnegare, ci hanno detto di non fare più casino, non disturbare: canteremo solo in modo clandestino, senza vociare, poi ghignando ce ne andremo pian pianino per sederci lungo il fiume ad aspettare…

Quello che mi gira in testa questa notte son tornato, incerta amica, a riferire, noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte, lasciamo dire: ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte per scomparire… Noi, se si muore solo un po’ chi se ne fotte, ma sia molto tardi che si va a dormire…

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