La riscossa delle Api

Ai tempi del coronavirus la Natura si riprende i suoi spazi. E’ stupefacente constatare quanto poco ci vorrebbe per lasciarla indisturbata e vivere più in armonia col Pianeta che popoliamo.

Risale a poco più di un mese fa la notizia secondo cui il troppo caldo aveva risvegliato in anticipo miliardi di insetti impollinatori. Adesso la situazione potrebbe (più o meno) ribaltarsi. E il merito sarebbe proprio del Covid-19.

Le misure restrittive che hanno, tra le altre cose, praticamente annullato le falciature e ridotto di gran lunga traffico e inquinamento, hanno anche il vantaggio di aver fatto esplodere i fiori selvatici, aiutando in qualche modo il ripristino dei tanto delicati ecosistemi vegetali urbani e il timido ritorno delle api.

Nelle città e nelle aree urbanizzate, il lockdown favorisce la crescita indisturbata di piante selvatiche di ogni tipo.

Secondo la più grande organizzazione europea per la conservazione delle piante selvatiche, Plantlife, sono infatti i cigli delle strade gli ultimi rifugi per le molte specie vegetali che sono state devastate dalla conversione dei prati naturali in terreni agricoli e complessi residenziali. Queste strette strisce di prati possono ospitare ben 700 specie di fiori selvatici.

Tutto ciò giova in maniera straordinaria anche alle popolazioni di api, farfalle, uccellini, pipistrelli e di tutti gli insetti che dipendono dalle piante selvatiche per la sopravvivenza.

Semplicemente lasciando fiorire, insomma, tante delle nostre piante potranno nuovamente offrire polline e nettare alle api in un amorevole scambio. Di contro, infatti, circa l’80% delle piante si serve dell’aiuto di insetti o di altri animali per trasportare granuli di polline dalla parte maschile a quella femminile della pianta.

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