Venerdì 17

Considerare il 17 un giorno sfortunato è una tradizione tutta italiana, ma alle origini ci sono vicende varie che derivano dalla storia, dalla numerologia, ma soprattutto un’antica incisione tombale.

La pista storica ha come protagonista Luigi XVII, il re di Francia che non fu mai re e che morì in carcere all’età di dieci anni, durante i tumulti della rivoluzione francese. Per questo motivo il successore di Luigi XVI assunse il nome di Luigi XVIII, dopo la restaurazione della monarchia e il numero 17 è ufficialmente scomparso dall’araldica della linea di discendenza borbonica.

L’interpretazione romantica collega l’antipatia verso il numero 17 alla propensione tutta pitagorica per la numerologia. Secondo Pultarco, ai seguaci di Pitagora il numero non sarebbe andato particolarmente a genio perché frapposto tra il 16 e il 18, gli unici due numeri in grado di rappresentare tanto l’area, quanto il perimetro di un quadrilatero.

La motivazione religiosa deriva dal fatto che per la Bibbia data l’inizio del diluvio universale al diciassettesimo giorno del mese di Heshvan, ma questa strada non sembra poi così percorribile, dal momento che l’inondazione mitologica si conclude nel diciassettesimo giorno del mese di Nisan. Parità sostanziale.

L’ipotesi più accreditata ci porta invece all’antica Roma, dove molte iscrizioni mortuarie riportavano la dicitura VIXI – letteralmente “vissi”, quindi sono morto – quattro lettere che al tempo erano anche quattro numeri e che per stare in un’unica cifra potevano essere associati in un solo modo: XVII. Diciassette.

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