Inquinamento senza cognizione

Nelle grandi città, dove l’aria è intasata dagli scarichi delle auto, dei riscaldamenti e delle fabbriche, sta emergendo che la cattiva qualità dell’aria, e in particolare il particolato, le polverifini e ultrafini, ha effetti negativi non solo sul corpo, ma anche sulle nostre capacità cognitive. E gli effetti, dimostrati o quanto meno suggeriti dai risultati delle ricerche, sono a volte sorprendenti.

I ricercatori dell’Institute of Labour Economics, un network tedesco dedicato allo studio dell’economia del lavoro, per tre anni hanno raccolto i risultati dei maggiori tornei di scacchi tedeschi, installando al contempo dei sensori con cui analizzare la qualità dell’aria durante le partite.

I dati raccolti hanno permesso di mettere in relazione oltre 30mila mosse fatte da 121 giocatori in 596 partite, con i livelli di particolato presenti nell’aria. E hanno dato un responso piuttosto preciso: dati alla mano, per ogni 10 microgrammi per metro cubo (μg/m3) di particolato fine (il cosiddetto Pm 2,5) in più, un giocatore di scacchi ha il 26,3% di probabilità in più di commettere un errore. Prima di impegnarsi in una partita a scacchi, insomma, è sempre meglio arieggiare la stanza…

Una ricerca americana suggerisce invece che l’inquinamento potrebbe contribuire a invecchiare precocemente il nostro cervello. Lo studio è stato pubblicato sugli Archives of Internal Medicine, e ha coinvolto oltre 20mila donne anziane, di età compresa tra i 70 e gli 80 anni. I ricercatori hanno valutato il loro stato di declino cognitivo per 3 volte a intervalli di circa due anni. Secondo i dati raccolti, il cervello di queste persone si comportava come se avesse due anni più del previsto.

Tra i tanti rischi per la salute legati all’inquinamento c’è anche un legame pericoloso con il declino cognitivo, e in particolare l’insorgenza dell’Alzheimer. L’ultima ricerca a dimostrarlo arriva dalla University of Southern California, ed è stata pubblicata sulla rivista Brain.

L’aria cattiva sembra nemica anche dell’eloquio. Persino per chi ne fa un mestiere, come i politici. Uno studio della University of Wisconsin ha analizzato oltre 100mila frasi pronunciate dai parlamentari canadesi tra il 2006 e il 2011, alla ricerca di un collegamento con i livelli di inquinamento presenti in atmosfera. A parità di altre condizioni, concentrazioni di Pm 2,5 superiori ai 15 μg/m3 diminuirebbero del 2,3% le competenze linguistiche dei parlamentari nell’arco della giornata. Un effetto – scrivono gli autori della ricerca – paragonabile a circa 2,6 mesi di studio in meno nell’arco della vita.

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