Tecnologia equa e solidale

L’innovazione tecnologia, in molti casi, ha generato diseguaglianza sociale. Perché ha creato un divario tra chi ha potuto approfittare dei vantaggi che offre e chi invece è rimasto indietro. Ma ora la stessa tecnologia può contribuire a ridurre tale gap sociale (che spesso ha creato un clima di tensione). È una delle principali conclusioni a cui è giunto il lungo lavoro del Forum delle Disuguaglianze e delle Diversità, due anni di studio sfociati nel rapporto “15 proposte per la giustizia sociale“, presentato a Roma lo scorso 25 marzo.

Il Forum delle diseguaglianze e delle diversità ha individuato tre questioni chiave che finora hanno provocato diseguaglianza, ma che, se risolte, potrebbero permettere di invertire rotta, trasformando il progresso tecnologico in uno strumento per contrastare proprio la diseguaglianza sociale.

  1. il paradosso, per cui un vasto patrimonio pubblico di open science viene costruito da entità pubbliche e con mezzi finanziari di tutti noi, per poi lasciarne l’utilizzo a pochi soggetti privati che lo privatizzano per costruire potenti posizioni di monopolio;
  2. l’esasperazione della protezione della proprietà intellettuale avvenuta con l’Accordo TRIPS;
  3. avere permesso l’affermazione di una “sovranità privata” di pochi monopoli sui dati personali che immettiamo in rete e sugli algoritmi di apprendimento automatico che li utilizzano al di fuori del nostro controllo.

Il Rapporto ha dato vita a quello che è stato chiamato il “programma Atkinson per l’Italia , dal nome del grande economista inglese, morto due anni fa, che ha dedicato la sua vita a questi temi (Inequality. What can be done?” , “Diseguaglianza, cosa si può fare?” è il suo lavoro più celebre).

Il tutto a costo zero per le finanze statali: come si legge nella relazione del Forum Disuguaglianze Diversità, la maggioranza delle proposte non ricade sul bilancio pubblico. Gli interventi proposti richiedono o comportano una diversa programmazione delle spese che già si sostengono o indicano gli strumenti finanziari per la copertura.

Le 15 proposte elaborate per “risolvere” il problema della diseguaglianza sociale si sviluppano attorno a tre momenti principali, in cui, secondo i ricercatori, si forma la ricchezza. Dove quindi negli ultimi anni qualcosa “non ha funzionato”, perché la ricchezza è stata distribuita in modo iniquo:

  • il cambiamento tecnologico: la tecnologia ha infatti prodotto una concentrazione della conoscenza nelle mani di pochi;
  • la relazione tra lavoro e impresa: le decisioni di chi controlla le imprese determinano le sorti dei lavoratori, in ambito di salario ma anche di diritti e di dignità;
  • il passaggio generazionale: il contesto in cui si nasce determina gran parte della propria sorte in ambito sociale;

Per fare tutto ciò, dicono gli esperti, occorre ripartire dalla riappropriazione della conoscenza e delle informazioni da parte del pubblico, dopo che i colossi del web hanno sfruttato, in modo commerciale, i dati immessi in internet da oltre 4 miliardi di persone. E da una Pubblica Amministrazione che faccia un uso concreto dell’open source e della condivisione di idee nell’interesse della collettività, che premi le competenze organizzative.

Social sharing: