Fridays for Future

Greta Thunberg, la ragazzina col cartello, è diventata un simbolo, forse proprio quello che serviva per sottrarre il tema ai freddi numeri e a scaldare i cuori di quella parte di opinione pubblica che ha in mano gli strumenti per provare a migliorare il futuro.

A poche settimane dalle elezioni per il parlamento svedese Greta ha deciso di dare visibilità alla sua personale battaglia contro l’inefficacia delle misure governative di contrasto al cambiamento climatico. Per farlo ha messo di andare a scuola e ha iniziato a recarsi invece, ogni giorno, di fronte al Riksdag, la sede del parlamento nazionale.

Con in mano un cartello – “Skolstrejk för klimatet”, sciopero per il cima – e nello zaino qualche libro, la giovanissima attivista ha iniziato a ricevere la copertura dei media nazionali, innescando una reazione nell’opinione pubblica.

E in effetti, qualcosa sta cambiando. Tra dicembre 2018 e gennaio 2019 Greta è stata protagonista, nell’ordine, della conferenza sul clima organizzata dall’Onu a Katowice, di un’Assemblea delle Nazioni Unite e del World Economic Forum di Davos, non perdendo mai occasione per puntare il dito contro istituzioni politiche e grandi corporation, i principali attori delle misure di sostenibilità ambientale, accusandole di immobilismo, quando non direttamente di ignorare i rischi del cambiamento climatico.

Il risultato dell’impegno di Greta si chiama “Venerdì per il futuro” e il 15 marzo 2019 si svolgerà in 1659 piazze sparse in 105 paesi. Uno sciopero scolastico nel nome della scienza, a cui sono invitati anche gli adulti. Il modo in cui i grandi organizzano il futuro è affare soprattutto di chi quel futuro lo vivrà. Per ricordarcelo serviva una ragazzina bionda con un cartello in mano, che non ha mai smesso di crederci.

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