The Modarator

Il compito dei moderatori di Facebook è quello di scandagliare la piattaforma ed eliminare i contenuti violenti, razzisti, discriminatori, sessualmente espliciti e complottisti.

La selezione non viene affidata a un criterio soggettivo. Facebook ha redatto una serie di linee guida alle quali i moderatori devono attenersi. In caso di dubbi, il personale può consultare un altro documento interno di 15mila parole o rifarsi alla community. Semplice? Non proprio.

I dipendenti di Cognizant hanno raccontato che le regole vengono aggiornate ogni due settimane, a volte ogni giorno. Loro, però, rischiano di non saperlo – dato che Facebook comunica gli aggiornamenti sulla piattaforma Workplace, dove ogni tanto le comunicazioni più recenti finiscono in fondo – e quindi di commettere degli errori e di essere licenziati (se sbagliano a selezionare i contenuti, il loro punteggio di moderatore scende: quando la soglia di affidabilità si spinge sotto il 95%, rischiano il posto).

Cognizant, secondo la fama di cui gode nell’area in cui sorge, è considerato un buon posto di lavoro. I dipendenti che hanno parlato con Casey Newton, l’autore dell’articolo di The Verge, tuttavia, non sono d’accordo. Il personale, per esempio, può prendersi solo tre pause nella stessa giornata. Due di 15 minuti e una di 30, per il pranzo, che spesso non bastano nemmeno per andare in bagno.

I dipendenti di Cognizant hanno anche raccontato della conflittualità che spesso si crea tra capi e sottoposti. Il motivo è tutto nella valutazione delle singole performance: sta ai supervisori esprimere un giudizio sul lavoro dei dipendenti ma questo non è definitivo, perché il personale può fare ricorso contro le valutazioni dei primi e screditarli.

I moderatori rischiano di subire danni permanenti non solo alla vista, dato il lavoro di attenzione maniacale che impedisce di staccare gli occhi dallo schermo, ma anche sul piano mentale. Passano ore e ore a vedere immagini violente che poi si ripresentano nei loro sogni e, spesso, le inducono a temere per la propria vita e quella dei loro amici e familiari. Una dipendente, cui il giornalista assegna il nome di fantasia Chloe, ha raccontato che durante un colloquio per ottenere il lavoro, è dovuta uscire dalla stanza per mettersi a piangere. Il sistema le aveva appena mostrato un video in cui un uomo veniva ucciso con molte coltellate.

Social sharing: