Il reddito di cittadinanza è possibile?

Il clamoroso risultato delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo ha acceso le luci su una delle proposte più importanti del Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza. Nei giorni successivi al voto molto si è detto e scritto su questo impegno elettorale, arrivando anche alla diffusione di notizie (pare infondate) di cittadini in coda per richiedere questo beneficio, che ovviamente al momento è ancora relegato allo status di semplice impegno elettorale.
Ma a prescindere dalle vicende che nelle prossime settimane segneranno o meno la nascita di un governo in Italia, indubbiamente il reddito di cittadinanza ha riscosso un grande interesse nel corpo elettorale poiché, come si intuisce dalla sua stessa definizione, questa è una misura che intende riconoscere al cittadino il diritto ad un reddito minimo di sussistenza senza il quale l’individuo non può vivere dignitosamente come membro della Comunità.
Vediamo quindi esattamente in cosa consiste il reddito di cittadinanza e quali differenze ci sono rispetto al reddito di inclusione, varato alcuni mesi fa dal governo uscente, e dal reddito minimo che già molti anni fa fu proposto senza successo in Parlamento da alcuni partiti della Sinistra.

Come funziona il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza consiste in un contributo economico destinato ai nuclei famigliari che sono in verificata condizione di indigenza. Nella proposta del partito di Luigi Di Maio viene determinato un livello di reddito al di sotto del quale una persona è considerata in stato di povertà. Questa soglia è stata fissata nel 2014 dall’Unione Europea in 780 Euro al mese, per una persona che vive da sola.
L’obiettivo è quindi quello di garantire al cittadino un reddito mensile di almeno 780 Euro, sommando il suo reddito personale (derivante da lavoro, pensione o altre entrate) ad una integrazione dello Stato finalizzato a compensare esattamente la quota necessaria per superare la soglia di povertà.
Non si tratta pertanto di una erogazione accessibile a chiunque, ma piuttosto di una forma di sostegno economico limitata solo a quella fascia di popolazione che non dispone dei mezzi per vivere dignitosamente.
Il meccanismo di calcolo del contributo è abbastanza semplice. A titolo di esempio, nel caso di una famiglia composta da un solo componente, se questa persona:

  • si trova in stato di povertà assoluta, ovvero non ha alcuna forma di reddito o sussistenza, riceverà un contributo di 780 Euro al mese;
  • ha un reddito mensile inferiore a 780 Euro, riceverà un contributo pari alla quota necessaria per arrivare a tale importo;
  • ha un reddito mensile superiore a 780 Euro al mese, cioè almeno 9360 Euro all’anno, non riceverà nulla.

Per le famiglie di 2 o più componenti la soglia di riferimento del reddito di cittadinanza è calcolata attraverso un coefficiente moltiplicatore che varia in base al numero dei componenti e quello dei minori di 14 anni presenti nel nucleo. Ad esempio:

  • per una famiglia composta da una coppia di adulti, il coefficiente è 1,5 e la soglia è fissata in 1.170 Euro/mese;
  • per una famiglia di tre persone con un ragazzo sotto ai 14 anni, il coefficiente è 1,8 e pertanto l’obiettivo di reddito arriva a 1.404 Euro/mese;
  • per una famiglia di cinque persone con due ragazzi sotto ai 14 anni, il coefficiente e 2,6 e la soglia di riferimento si innalza a 2.028 Euro/mese;

I coefficienti moltiplicatori per i vari nuclei famigliari sono prelevati da una scala OCSE e applicati ad importi base che saranno rideterminati tutti gli anni per rendere conto degli effetti dell’inflazione monetaria.

Chi accede al reddito di cittadinanza

Per beneficiare del reddito di cittadinanza occorre essere disoccupati, oppure essere occupati (o pensionati) ma avere un reddito famigliare complessivo inferiore alla soglia di povertà calcolata per il proprio nucleo.
Nella sua concezione originale, il reddito di cittadinanza non è una misura assistenzialista in quanto il beneficiario non può percepire il contributo e restare totalmente passivo.
Chi accede al reddito di cittadinanza si impegna infatti ad avviare un percorso finalizzato a pervenire il più rapidamente possibile ad una condizione di autosufficienza economica.
Questo percorso prevede:

  • l’iscrizione ad un Centro per l’Impiego;
  • dimostrare di agire attivamente nella ricerca di una occupazione;
  • partecipare a corsi di formazione gratuiti organizzati dai Centri per l’Impiego;
  • accettare uno dei primi tre lavori proposti dai Centro per l’Impiego;
  • comunicare immediatamente qualsiasi variazione di reddito.

Il beneficio si perde se vengono a mancare le condizioni sopra indicate o se viene accertata la perdita dei requisiti di reddito.

Ma è davvero sostenibile il reddito di cittadinanza?

La stima elaborata dal Movimento 5 Stelle per finanziare l’erogazione dei contributi del reddito di cittadinanza è di circa 15 miliardi di Euro. Di diverso avviso è invece l’INPS che stima invece un costo complessivo di almeno il doppio di tale importo.
Secondo i promotori della proposta, la copertura economica potrebbe essere così strutturata:

  • 2,5 miliardi di Euro, da tagli agli sprechi sulla spesa pubblica;
  • 5 miliardi di Euro, da agevolazioni fiscali, ovvero sotto forma di minori tasse per i beneficiari;
  • 7,5 miliardi di euro, attraverso la ripresa dei consumi e della crescita economica e di stime del PIL che ne conseguirebbe.

Da questi numeri si comprende che la realizzazione del reddito di cittadinanza è tutt’altro che semplice. Non è infatti banale demandare il 50% della copertura finanziaria di questo provvedimento agli effetti migliorativi generati in futuro dalla misura stessa. Non a caso è questo il vero punto controverso della proposta.

La sostenibilità finanziaria di un intervento che dipende dai suoi stessi effetti positivi, prima di essere una questione economica è anzitutto una questione politica. E’ risaputo che il Movimento 5 Stelle avanza forti critiche al modello economico dell’Unione Europea, ritenuto schiavo della Finanza.
La proposta pertanto è perfettamente coerente con la visione antisistema del movimento e sotto questo profilo è quindi tutt’altro che strampalata.
Oggi non sappiamo se ci sarà davvero modo di discuterla in Parlamento e trasformarla in legge, ma certamente se si rivelasse praticabile, rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione.

Considerazioni


Il reddito di cittadinanza è nella sostanza un reddito minimo garantito. Per certi versi è un sussidio di disoccupazione, ma molto più esteso in termini di importo e di popolazione raggiunta. All’incirca si tratta della stessa proposta avanzata diversi anni fa dalla Sinistra, ma poco considerata dai mass media e mai discussa nelle aule del Parlamento.
Occorre infine ricordare che nel corso del 2017 il Governo Gentiloni ha varato il Reddito di Inclusione, che viene erogato per un massimo di 18 mesi alle famiglie molto povere, con modalità di accesso simili alla proposta del Movimento 5 Stelle. Questa misura, operativa dal 1° gennaio 2018, pur non superando i 500 Euro mensili, ha tuttavia consolidato le coperture finanziarie necessarie sul bilancio dello Stato.


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